Transistor - Recensione


Genere: Action, RPG
Sviluppatore: SuperGiant Games
Publisher: ---
Piattaforme: PC/PS4
Data d'uscita: 20 maggio 2014 (PC/PS4) - 30 ottobre (Mac/Linux)

Tra l’infinito numero di sviluppatori indipendenti, sono assai rari i casi in cui il loro primissimo videogioco riesca a conquistare i videogiocatori e a superare con estrema facilità la sufficienza tanto da raggiungere voti vicini al concetto di perfezione. I SuperGiant games ce l’hanno fatta, e non accontentandosi delle ben tre milioni di copie piazzate con Bastion, decidono di intraprendere una seconda volta l’ardua ricerca dell’innovazione, riuscendo nel loro piccolo, a rilasciare un ottimo titolo completamente diverso dal predecessore, ma in grado di replicarne analogamente il successo: Transistor.


Insert_Story_Here()
Come dimostrano ancora un volta, i SuperGiant games hanno la tradizione di raccontare storie il cui ritmo è un lento crescendo costellato di piccoli frammenti di trama per la maggior parte del tempo, fino a sfociare in un'impennata motociclistica in prossimità del finale, dove il vero protagonista saranno tutti i pezzetti di lore raccolti precedentemente. Non si tratta però di collezionabili o muri di testo in grado di stravolgere la visione della trama, bensì di piccoli accorgimenti opzionali apparentemente superflui. Una storia raccontata secondo questo criterio apparirà inizialmente confusa e spaesante, ed è proprio su questo che giocano i SuperGiant; così facendo infatti, il giocatore entrerà in empatia con la protagonista (muta tra l’altro) e ciò va solamente ad arricchire l’esperienza complessiva di Transistor. Ma veniamo alla storia vera e propria, per quanto poco possa rivelare. Red, la protagonista e cantante, è vittima di un attacco da parte degli Orchestrali che per errore uccidono un’altra persona al suo posto. Dal cadavere, Red recupera il Transistor, un’arma parlante mezza spada mezzo chip, che permette di utilizzare le informazioni presenti nei resti umani come abilità da sfoderare in battaglia. Dulcis in fundo, veniamo a conoscenza della controparte sci-fi della Calamità bastionana: il Processo. Non si sa come, non si sa perché, il Processo genera entità ostili pronti ad invadere la città di CloudBank. Il giocatore si ritroverà dunque scaraventato in un mondo sconosciuto, stordito da quanto successo, e si ritroverà appeso ad un sottile filo di narrativa; chiaramente, è un metodo di narrare che può piacere a pochi.

We_are_paper_boats
Ambientato in un simil-matrix virtuale, Transistor si fonda su un singolo elemento strategico circondato da un macrosistema prettamente Rpg. Dal lato ruolistico, il gioco ci propone un sistema a slot limitati (non tutti disponibili fin da subito) ai quali assegnare abilità; ad ogni abilità corrisponde un valore numerico che andrà a sommarsi a quello delle altre, fino a toccare un tetto dettato dal livello attuale, come accade col Pick-ten di Black Ops. Ogni abilità avrà fino a tre effetti diversi che variano a seconda dello slot occupato: attivo, passivo e potenziamento. Il primo associa l’azione ad un tasto per un utilizzo più action ed immediato, il secondo rappresenta un potenziamento costante, mentre il terzo servirà a potenziare un’altra abilità attiva in uso. Poi c’è il Turn(), elemento cuore dell’intero gameplay. Il Turn() è una particolare abilità che non è in alcun modo legata ai tecnicismi di poco fa e sarà perciò sempre presente nell’avventura. Esso permette di bloccare il tempo, pianificare le mosse attraverso una barra consumabile e infine eseguire le abilità scelte in rapida successione. Tutti fronzoli solo su carta, dato che col pad alla mano il sistema di combattimento è molto più fluido di quanto sembri.

A proper story should start from the beginning.
Per il loro secondogenito, quelli di SuperGiant hanno dato finalmente una personalità al settore nemici. Questa volta infatti troveremo una miriade di creature ostili ben strutturata, ognuna avente le proprie caratteristiche che si andranno ad incastrare fra loro, costringendovi ad utilizzare la testa e prediligere uno scontro più tattico anziché un rush action. Unica pecca di questa branca è la cattiva calibrazione della difficoltà; certi scontri saranno più facili ed altri saranno un vero e proprio inferno, spesso anche a pochi minuti di distanza, ma per nostra fortuna ritorna la difficoltà personalizzabile, importata in toto dagli idoli di Bastion. Con essa è possibile modificare il comportamento dell’IA e renderla più ardua da sconfiggere, in cambio di una percentuale che inciderà sui punti esperienza. Infine, proprio come Bastion, a dirigere il comparto musicale troviamo ancora una volta Darren Korb, il quale ha dimostrato un netto miglioramento dal precedente gioco targato SuperGiant. Le sue musiche godono di una particolare versatilità propria dello stile di Korb, che fanno da ottima cornice ad una direzione artistica funzionale ma leggermente più minimal rispetto a Bastion.  

Pensiero finale

Transistor è un’orchestra i cui strumenti suonano in perfetta armonia; prende il meglio di Bastion e lo rielabora in chiave sci-fi, andando a modificare il gameplay laddove ce n’era bisogno, superando persino il suo predecessore. Non è un titolo destinato a tutti, ma gli amanti del genere o quelli che vogliono vivere un esperienza atipica, troveranno pare per i loro denti. Ciononostante, Transistor non è un gioco perfetto, ma è una lampante dimostrazione di quanto gli sviluppatori indipendenti siano bravi nel contrastare il mercato tripla A armati solo di inventiva e soprattutto, imparando dai propri errori; un concetto che molte software house odierne hanno perso di vista.

Voto complessivo: 9,0

Commenti

Post popolari in questo blog

Kingdom Hearts: Birth by Sleep, la fragile fiaba della nostalgia - Retrocensione

Life is Strange, la farfalla dalle ali blu - Recensione

The Journey, il viaggio senza inizio né fine - Recensione