Life is Strange, la farfalla dalle ali blu - Recensione
"Nomen Omen” dicevano i latini, il destino è nel nome. Magari
è con questa filosofia che i ragazzi di Dontnod hanno chiamato la loro
primissima opera “Remember Me” nella speranza che tale nome restasse
effettivamente impresso nelle menti dei videogiocatori. Il caso però è un
burlone, perché a distanza di anni dall’uscita, pur essendo abbastanza valido,
Remember Me non rappresenta un nome altisonante ed è ancora oggi uno dei titoli meno conosciuti di tutti i tempi. Al di là del fallimento
generale però, Square Enix colse i pregi di quell’opera, prima fra tutte una
narrazione degna di nota, e decise di continuare ad investire nella casa di
sviluppo. I Dontnod ebbero quindi la possibilità di concentrarsi su un secondo progetto chiamato Life is Strange.
Max Cauldfield è una ragazza diciottenne ritornata ad Arcadia Bay per studiare fotografia. L’incontro con Chloe, sua amica storica con la quale aveva perso contatto, è purtroppo segnato da un incidente mortale che coinvolge proprio l’amica. In quel preciso momento però, Max scopre di poter riavvolgere il tempo di qualche minuto e cambiare l’esito degli eventi agendo sul passato. Decide quindi di tornare indietro e impedire che Chloe perda la vita, in modo tale da risanare l'amicizia perduta. Tuttavia, la scomparsa di alcune ragazze dalla cittadina e gli inspiegabili cambiamenti climatici porteranno le due protagoniste ad indagare su Arcadia Bay e a
scoprire le pericolose conseguenze delle azioni anche più insignificanti.
...un tornado si scatena in una cittadina dell'Oregon
Life is Strange è un’avventura grafica moderna, e in quanto tale lascia molto
più spazio alla narrativa che al gameplay. Proprio come accade con le
produzioni di David Cage insomma, è la storia ad essere sempre sotto i
riflettori, con il gameplay che nulla è se non un mero mezzo attraverso il
quale si compie la narrazione. Di norma nei titoli appartenenti a questo genere
le decisioni sono il punto più alto del gameplay proprio perché grazie a questo
espediente la trama muta e si adatta al giocatore; in Life is Strange le scelte
rivestono ancora un ruolo fondamentale, ma sono i poteri di Max a portare un
po’ di aria fresca. Con la pressione di un tasto possiamo infatti riavvolgere
il tempo conservando memorie e oggetti, e li possiamo sfruttare per modificare
ancora di più il futuro. Volendo fare un esempio banale, possiamo far spostare
una nostra amica dal marciapiede così che la macchina che passerà sulla
pozzanghera lì di fianco non la bagni, oppure ancora possiamo aiutare un nostro
amico a superare un test fornendogli le risposte sbirciate poco prima (o dopo?)
dal quaderno della professoressa. Tuttavia, i poteri di Max le permettono di
riavvolgere solo pochi minuti, e sono inoltre limitati ai luoghi in cui si
trova: una volta presa una decisione, questa potrà essere modificata quante
volte si vuole solo ed esclusivamente se restiamo nell’area di quell’evento. Una
volta allontanatici dunque non si torna indietro, e non è possibile assistere
effettivamente alle conseguenze a lungo termine di una scelta. Alle decisioni
semplici come quelle di poc’anzi non gli si dà troppo peso, ma è quando ci si
trova difronte a scelte ambigue dalle conseguenze non sempre prevedibili che i
poteri di Max trovano una ragion d’essere: è vero che non si può assistere alle
conseguenze a lungo termine di una decisione, ma si può giudicare quale strada
intraprendere in base alla reazione di uno o più personaggi, compresa Max
stessa, la quale resterà dubbiosa ad ogni decisione presa dal giocatore per
incitarlo a scoprire tutti i rivolti possibili di un determinato evento.
Capita però che in alcune sezioni di gioco più avanzate, per fortuna rare e brevi, in favore della narrativa la libertà di azione venga meno. Tornare indietro nel tempo con Max e riprovare ogni singola azione nella speranza di trovare la risposta giusta (e sto guadando soprattutto te, capitolo 5) trasforma per brevi istanti l'avventura grafica in un banale Trial-and-error, in cui si va a tentativi per proseguire nella trama. Prendono giusto una manciata di minuti e non incidono troppo sul ritmo della narrazione, ma ciò a molti potrebbe dare non poco fastidio.
Capita però che in alcune sezioni di gioco più avanzate, per fortuna rare e brevi, in favore della narrativa la libertà di azione venga meno. Tornare indietro nel tempo con Max e riprovare ogni singola azione nella speranza di trovare la risposta giusta (e sto guadando soprattutto te, capitolo 5) trasforma per brevi istanti l'avventura grafica in un banale Trial-and-error, in cui si va a tentativi per proseguire nella trama. Prendono giusto una manciata di minuti e non incidono troppo sul ritmo della narrazione, ma ciò a molti potrebbe dare non poco fastidio.
Life is paint
Lo stile grafico scelto da Dontnod è particolare – e forse addirittura unico dato che ogni texture nel gioco è disegnata ad acquerello. Grazie a questa tecnica, gli scenari assumono un volto più morbido e dalle linee più dolci, aiutati anche dalla non eccessiva conta poligonale dei modelli. Insomma, Dontnod non ha voluto affatto approcciarsi al fotorealismo di cui fanno tanto vanto i colleghi di QuanticDream, ma adottando uno stile molto più rilassato sono riusciti lo stesso a donare un giusto impatto visivo alla loro opera. Un’eccellente regia con i giusti movimenti di macchina risalta al meglio le tonalità acquarello della scenografia, e più di una volta ci si ferma davanti ad una particolare inquadratura ammirando la sinergia di tutti gli elementi a schermo. Ogni scena è coccolata inoltre dalle musiche che accompagnano il giocatore, alcune proprie altre su licenza, che sanno quando entrare in scena e quando lasciar spazio al giocatore. Le uniche piccolezze da segnalare riguardano le animazioni facciali un po' macchinose, e il conseguente lipsync che ogni tanto sfora di qualche sillaba.
Pensiero finale
Life is Strange è stata per tutti una sorpresa. Un’avventura grafica mezza indie che vanta una narrazione curata in tutti i suoi aspetti, un semplice ma efficace gameplay e un accoppiamento grafico/sonoro davvero incredibile. Il rapporto tra le due protagoniste, vera colonna portante della narrativa, porta il giocatore ad affezionarsi al duo e ad immergersi ancora di più in un universo spaventosamente plausibile e coerente con sé stesso. Le canzoni vi resteranno impresse così come alcuni scambi di battute tra Max e Chloe, sintomo di una narrativa sublime che ho già troppe volte elogiato. Insomma, Life is Strange è a tutti gli effetti uno dei migliori giochi del 2015, e mi sento in dovere di consigliarlo praticamente a tutti, anche a chi non è molto aperto ai titoli sperimentali. Sicuramente un eccellente debutto al grande pubblico per Dontnod.
Voto indicativo: 9.0



Commenti
Posta un commento