Valiant Hearts: The Great War - Recensione
Valiant Hearts: The Great WarPublisher: UbisoftSviluppatore: Ubisoft MontpellierGenere: Avventura graficaData d'uscita: 25/06/2014Versione Provata: PS4
A volte capita che nella vita di un uomo la ripetitività stanchi, che la monotonia del solito trantran quotidiano porti alla ricerca di qualcosa di nuovo, di totalmente diverso e inaspettato; balzano così in testa le idee più stravaganti che agli occhi altrui possono addirittura apparire folli. Paragonando la vita di un uomo con la carriera del publisher francese troviamo dei piccoli lampi di genio, fra i quali osserviamo un vero colpo d'estro: una macchietta bianca su una tela completamente nera;
Valiant Hearts - The Great War.
Quando la guerra è contro se stessi
Già da i primi secondi di gioco, difronte alla schermata iniziale, capiamo che il titolo è tutt'altro che spensierato e colorato: con una musica angosciante si erge il protagonista al centro di un cumulo di macerie, accompagnato da un cane da soccorso. Entrambi hanno un'espressione buia, vaga, reduci di guerra, quasi a preannunciare la narrativa -neanche a dirlo- drammatica.
Partiamo subito sottolineando i pregi di questa produzione: la trama e la direzione artistica. Come è facile intuire, la trama prende luogo durante gli eventi della I Guerra Mondiale e segue le vicende di ben quattro protagonisti; non vi aspettate nessun soldato in stile Wolfenstein, però: essendo un'avventura grafica i protagonisti sono caratterizzati in modo introspettivo e fanno del ragionamento il loro punto forte.
La storia si apre introducendo Karl, un tedesco trasferitosi in Francia per vivere con la moglie Marie nella fattoria del suocero Emile. Allo scoccare della guerra la Germania richiama Karl tramite il servizio di leva obbligatoria e pochi giorni dopo, Emile viene richiamato alle armi dall'Esercito Francese. Andando avanti si incontreranno Anna e Freddy, rispettivamente un'infermiera e un immigrato americano che per una causa o l'altra sono costretti ad entrare in guerra e difendere il proprio paese. Anno per anno il titolo ci fa rivivere una parte della guerra, dove i temi duri affrontati tipici del periodo vengono purtroppo sminuiti dallo stile cartoon del motore grafico. Se l'UbiArt vi farà storcere il naso nelle cutscene, troverà invece la sua vera natura grazie alla direzione artistica: riuscirà a trascinare il giocatore nei paesaggi a dir poco sublimi, a fargli respirare l'aria malinconica e struggente del periodo e, a tratti, compatire i protagonisti.
Iniziare una guerra? Facile. Vincerla? Ancor di più.
Valiant Hearts è un gioco dall'impronta semplice sia a livello di comandi che di enigmi. Molto probabilmente questo gap con i predecessori del genere (primo fra tutti Monkey Island) è stato voluto per renderlo più appetibile anche a chi non ha mai giocato un titolo LucasArts. Sono davvero pochi gli enigmi che sfrutteranno la vostra materia grigia e per lo più consistono nell'utilizzare un determinato oggetto nel luogo prestabilito; considerando che l'inventario è assente e che il massimo di oggetti trasportabili è 2, i puzzle proposti sono veramente a prova di idiota. Guadagnano quel pizzico di brio in più solo successivamente all'aggiunta del cane da soccorso. Il cane, infatti, potrà essere comandato a distanza per svolgere compiti altrimenti impossibili per il protagonista: recuperare uomini in una coltre di gas, tirare leve contemporaneamente, fare da contrappeso e chi più ne ha più ne metta. Ogni personaggio godrà di un'abilità particolare: Emile può scavare in alcuni tipi di terreno, Freddy taglia il filo spinato ed Anna può medicare i pazienti attraverso un rhythm game. Da apprezzare sono anche le fasi pseudo-stealth e le boss battle realizzate con minuziosità ed ingegno, forse addirittura più curate di alcuni enigmi.
War makes men mad
Pur non essendo un titolo indie, Valiant Hearts condivide alcune caratteristiche con i capisaldi del genere, prima fra tutte, l'utilizzo del sonoro. Non troverete cutscene doppiate nel gioco, fatta eccezione per il narratore tra un capitolo e l'altro. Ma a colmare questo vuoto ci pensa tranquillamente la colonna sonora che si sposa perfettamente con ogni ambientazione, raggiungendo il proprio climax nel finale, letteralmente da pelle d'oca.
Pur non essendo un titolo indie, Valiant Hearts condivide alcune caratteristiche con i capisaldi del genere, prima fra tutte, l'utilizzo del sonoro. Non troverete cutscene doppiate nel gioco, fatta eccezione per il narratore tra un capitolo e l'altro. Ma a colmare questo vuoto ci pensa tranquillamente la colonna sonora che si sposa perfettamente con ogni ambientazione, raggiungendo il proprio climax nel finale, letteralmente da pelle d'oca.
Pensiero finale
Valiant Hearts è un gioco sottovalutato, una piccola luce fioca che vive nell'ombra di hacker e assassini. Pur non brillando per profondità del gameplay, il titolo è spinto da un poderoso vento chiamato narrativa, in grado di sostenere tranquillamente tutta la produzione. E, fidatevi: il groppo in gola al finale viene a tutti.
Acquisto consigliato: Sì
Valutazione complessiva: 8,5



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